Paola Volpato


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Nicoletta Consentino


Per Paola Volpato

Il lavoro di Paola Volpato è intessuto di esperienze. Spesso le sue opere sono realizzate con l'inserimento dei materiali più disparati e moltissime sono le citazioni: Picasso, Bacon, Caravaggio, i cavalli del Pisanello, volti leonardeschi, ma anche l'arte arcaica, che rimanda ad una mitica civiltà matriarcale. La sua è una ricerca primordiale ed in parte ci rimanda ad una simbologia legata all'elemento primario, alla Vita e alla Terra, puntando però sempre alla poesia, alla liricità, al simbolo, con un'attenzione costante alla dimensione femminile ed universale.

Originaria di Mestre, e attaccatissima alla sua città, fin dall'infanzia Paola Volpato ha viaggiato moltissimo: ha vissuto in Toscana, in Liguria, in Puglia ed in Lombardia tra gli anni '60 e '70. Ciò le ha permesso di conoscere persone con valori e codici culturali tra i più vari, e ha fatto sì che fin da piccola imparasse a recepire e a confrontarsi con le più disparate esperienze di vita: la musica, il luminosissimo sole di Taranto, la splendida ospitalità di quei luoghi, il gruppo di ricerca filosofica che frequentò da giovanissima prima a Mestre nel 1966 e, in seguito a Genova e Casanova Staffora con Angela Volpini, Baget Bozzo, padre Arias, gli incontri sulla cultura antica e sulla ricerca teatrale. Una attenzione ed interesse per le persone, per i loro pensieri e modi d'essere e di sentire che la porterà, da subito ad esplorare tutto questo in senso universale, ma con un'attenzione sempre viva al particolare, al singolo, alla bellezza e alla positività espressa da ognuno di noi. Sentendo sempre più forte il desiderio di cambiare la società, tra i 18 ed i 22 anni si impegnò nella politica con attenzione alle problematiche delle pari opportunità. Cominciò in questi anni a dipingere seriamente, soprattutto durante la sua prima gravidanza: nacquero molti ritratti, molti murales, decorazione di interni e dipinti di figura.
Frequentò in seguito vari corsi, all'Accademia di Belle Arti di Venezia, alla Scuola Libera del Nudo, alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, corsi di tecniche sperimentali con pittori quali Licata e Basaglia, stages di fotografia e di elaborazione d'immagini digitali al Museo Fortuny di Venezia. Le sue competenze artistiche si allargarono, ed i suoi interessi toccarono i campi più disparati: dalla grafica all'affresco, dal disegno tessile alla progettazione di tappeti e di vetri per importanti fornaci veneziane, fino ai disegni per l'editoria. Espose varie volte in mostre personali e collettive organizzate dalla Bevilacqua La Masa e dalla Scuola Internazionale di Grafica, che portò le sue opere fino in Sudamerica.
Parallela, e strettamente connessa all'attività artistica è stata quella poetica, grazie alla quale, nel 1985, vinse una settimana di residenza in Abruzzo assieme ai poeti Evtuscenko, Alberti, Bellezza, Rubini, Sobrino, la conoscenza dei quali contribuì a far maturare la sua crescita personale e creativa.

Tutte queste esperienze, incontri, attività, strettamente intrecciati alla sua vita di donna e di madre, portarono Paola a realizzare la serie delle Battaglie, composizioni di grandi dimensioni che prendono avvio dal suo interesse per la figura umana, il cavallo, ed il loro movimento. Il confronto tra piani e situazioni diverse fa scaturire una certa tragicità, dovuta all'impossibilità di evitare le guerre ed il dolore, quasi esista una "forza di gravità" ineludibile ed inevitabile che porta a tale dolore. Tali opere sembrano rispecchiare la profonda battaglia interiore che l'artista provava in quegli anni, utilizzando citazioni rinascimentali o moderne, tra le quali spicca quell'urlo silenzioso che fa da leit-motiv alla Guernica di Picasso.
A poco a poco, alla tragicità subentra un certo distacco, legato ad una visione estetica ed ironica dell'avvenimento, che viene guardato ora da fuori, prendendo le debite distanze. La semplificazione di colori e timbri porta a composizioni più libere e leggere: sono gli Acquerelli astratti, opere giocose, divertite, a volte vivaci e trasparenti nelle quali domina una certa liricità e superficialità.
Il passo successivo è, come dice lei stessa, una "sovrapposizione di forme non più legate a colori, e di colori non più legati a significati semantici". Le battaglie si fondono con la liricità e la leggerezza facendo scaturire una "sintesi di diversi piani di visioni e punti di vista contemporaneamente sovrapposti". Le sue opere in questo periodo sono costituite da frammenti: brani di testo, pezzettini di giornale, citazioni da dipinti ed artisti conosciuti, disegni dei figli piccoli che fanno capolino tra i suoi colori intensi e densi di significato, ogni brandello di una memoria o di un'azione, il suo stesso segno che nasce, quasi autonomamente da lei, quasi siano i frammenti stessi a farlo scaturire. "Gli abbinamenti scaturiscono a poco a poco, man mano che l'opera appare: è il disegno che chiama altro disegno, ogni segno chiama a sé gli altri". Il lavoro di Paola non nasce mai casualmente, ha quasi una sua intrinseca casualità, un suo motore che lo fa sorgere dalle misteriose leggi che regolano i rapporti tra gli oggetti, tra il vivere ed il vedere.
Dalla metà degli anni '90, attraverso la sovrapposizione di piani, nascono opere quali Uno, due, tre, stella, in cui c'è sia la contrapposizione di immagini diverse e contrarie, quasi stridenti, sia il superamento della sintesi che diventa gioco. Il lirico, il sublime, è posto accanto e dialoga con il volgare, con il linguaggio comune: nascono opere realizzate con materiali di scarto, perfino con le cicche di sigarette. Paola, nel suo lavoro, cerca il contrappunto, il confronto, la dissonanza.
Sempre durante gli anni '90, spinta dalla necessità di uscire dalla staticità della singola opera, l'artista ha anche cominciato a concepire un Quadro Infinito, un Quadro a moduli ricostruibile, espansivo ed adattabile a spazi diversi, il quale, essendo costituito da diversi elementi che si possono attaccare in vari modi, dà vita di volta in volta ad infinite opere. Altra opera a cui è sottesa questa stessa "filosofia" è il recente Rotolo da viaggio, lungo 3 metri e pieno di disegni, che si arrotola e si srotola rivelando, così, le sue diverse facce, quasi infinite.
A poco a poco nei lavori degli anni '90 e dei primi anni del 2000 la dimensione lirica e poetica si fa sempre più viva, fino ad arrivare ad un abbinamento di parola ed immagine ed infine ad una serie di opere ispirate direttamente dalla poesia.

L'ultima produzione di Paola Volpato è infatti incentrata sulle emozioni, sui sentimenti, sulle immagini che le poesie di Emily Dickinson fanno scaturire in lei. Come scrive nella sua prefazione al libro "Emily" (2005), in cui ha pubblicato molti suoi disegni accanto ai versi della poetessa che li hanno ispirati, l'artista si sente legata a lei per quella sua "polarità tra modestia ed alterigia, tra fragilità e sfida", per quel suo "sguardo amorevole e per quel suo disdegno al mondo" da cui nasce un "linguaggio modernissimo e senza fronzoli", e infine per quell'attrazione verso le piccole, umili cose, che ritrova nella sua poesia.
Nelle opere di questo periodo, così come in Emily Dickinson, le caratteristiche principali sono la sinteticità, il togliere, l'arrivare al bianco, al nudo segno: non c'è più quel colore forte ed intenso che dominava le opere precedenti bensì c'è un fondo neutro, dei colori tenui appena accennati, dei disegni e dei segni stilizzati che lasciano intravedere immagini, metafore, simbologie mai sopite e riecheggiate dai versi di Emily Dickinson. Versi che non illustrano e non vengono illustrati dai disegni, ma che li ricordano e sono da loro ricordati: sono opere che nascono come rimandi di eco, di rimembranze, di assonanze. Un numero, un volto, una stella, un animale reale o fantastico, un segno ancora, una direttrice che sembra guidare il nostro movimento, i moti del nostro animo, ancora un'eco.
Tutto questo, oltre che ai disegni e ai dipinti, ha dato vita al progetto di un video Per ED, in cui le immagini si uniscono alla parola, alla musica, ad altre immagini nelle quali si specchiano per essere guardate di fianco, di lato, attraverso. Uno sforzo per cercare i "punti di luce della vita", gli imprevisti, le situazioni che nascono da altre situazioni e poi cambiano, uscendo da quella che era la "forza di gravità" delle Battaglie, e restituendo così la Possibilità: ed ecco il perché dei contrasti di significato e registro che intercorre tra immagini ed audio, per decontestualizzare, creare sorpresa e, a volte, uno straniamento che comunica significati nuovi e "cambia la situazione in modo poetico".
Il video che ne scaturisce è un'opera poetica, onirica quasi, costruita da rimandi, giochi di specchi, un dire per anaforismi, associazioni mentali ed estetiche, con la quale l'artista cerca di vedere "attraverso le cose, attraverso ciò che hanno detto gli altri, attraverso ciò che ho dentro".


Nicoletta Consentino

Settembre 2006


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